Dell'Africa

Mi sono avvicinata all’Africa in punta di piedi, sottovoce, girandole intorno.

Un desiderio, costante nel tempo, quello di voler porre attenzione a questo mondo, culla della storia e della preistoria, con un ruolo fondamentale nel passato dell’umanità.

 

Paesaggio - 2008, monotipo, carta Hahnemühle, 26,5 x 61 cm

 

Era prima - 2007, monoprint su tela, 40 x 30 cm

Un approccio emotivo è avvenuto attraverso la lettura del romanzo La mia Africa di Karen Blixen; poi l’incontro intimo, mio, concretizzatosi un po’ per volta, lentamente, nel tempo. Aspettavo trepida un’idea speciale, da tanto, l’idea giusta per una sfida affascinante. E venne. Accadde per caso, parecchi anni fa, quando un giorno mi capitò tra le mani una vecchia camicetta che aveva occupato il fondo della cesta della biancheria da lavare per un tempo infinito.

Quella camicetta bianca, in pizzo sangallo, più volte ammodernata, mi era stata regalata quando avevo quindici anni dalla zia Adelaide, una sorella della mamma a cui ero particolarmente legata. Che ci faceva a distanza di venticinque anni, quella camicetta, oramai divenuta giallastra, piccola e stretta, ancora nella cesta della biancheria?

Non mi era mai riuscito di eliminarla! Ogni volta veniva ricacciata nel fondo della cesta, priva di attenzioni. E quella mattina invece, mi venne l’idea perfetta di cosa farne: la mia Africa.

 

Freneticamente presi un cartone e ve la disposi sopra, provando ripetute posizioni per farle assumere la forma più appropriata. Si, l’idea mi piaceva molto, poteva funzionare. La vecchia camicetta sarebbe diventata una matrice di tessuto per le mie stampe. Ne aveva diritto.

Glielo dovevo.

 

Quella camicetta, come la Blixen in Africa, aveva viaggiato, con me buona parte della mia vita, accettato le modifiche del tempo, ed ora, ancora, mi si proponeva con nuovi stimoli e significati nuovi: un dialogo, un lavoro a quattro mani, tra il descrittivo e no, tra i colore e il mio vissuto. Tra la Blixen e me. …Molti anni dopo.

A(M)BITI: IL MIO POSTO. LA MIA AFRICA. UNA CAMICIA.

Una camicia di sangallo incontra i primi sapori della vita.                                        

Sogno.

“ ... con piglio eroico e romantico di navi tutte attrezzate a partire…”

“… il paesaggio è paurosamente grande, pittorico e misterioso…”

Vita.

“…coltivare il caffè è un lavoro lungo, ben diverso da come ci si immagina

quando, giovani noi stessi e pieni di speranze…”

si sta a guardare, con stupore, aspettando…

Accampandosi…

Assaporando colori e odori.

Lottando con “le erbacce che invadono i campi, fitte e sfrontate”

consapevoli che “… le cose vanno avanti per conto loro,

destini si intrecciano intorno a noi.

Dappertutto c’è vita e movimento”.

Vita. La vita che si porge,

calma, distesa e infuocata, con burrasche e vento e larghe pianure.

Vita. La vita da capire,

la vita da vivere,

fino a quando è possibile dire

“eccomi, è qui il mio posto”.

                          Perché qui “ …rimane sempre qualcosa da fare”.

                                                                               Sara Montani + Karen Blixen

 

La notte africana come una gemma all’orecchio di un etiope, particolare

Le cose vanno avanti er conto loro - 2010, monoprint, carta Graphia, 60 x 80 cm

 

Paesaggi ed alberi

Alberi e paesaggi sono stati spesso una presenza nel mio lavoro. Da sempre sono stata coinvolta dalle problematiche riguardanti la natura e il mondo vegetale, oggi tanto umiliato dall’uomo.

 

Foglia di nocciolo

2010, foglie e rete stampate a monoprint, carta Graphia, 30 x 40 cm

 

PM 10. Polveri sottili - 2003, collografia, esemplare unico, stampato su carta Hahnemuhle, 120 x 80 cm

Il PM 10 presente nell’atmosfera sotto forma di microscopiche particelle, riduce drasticamente l’aspettativa di vita

Il coinvolgimento emotivo è stato progressivo negli anni e con esiti differenti. Nell’estate del 2006, vivendo in campagna un paio di mesi, mi è stato impossibile resistere al tentativo di passare sotto torchio ogni genere di vegetale, foglia, fiore o corteccia.  Ho realizzato con enfasi circa settanta stampe originali, a monoprint, con il torchio calcografico e fogli dalle varie dimensioni, dal 15x20 cm al 30x40, al 60x80, utilizzando la speciale carta cotone Graphia delle Cartiere Sicars di Sicilia. 
Solo in alcuni e pochi fogli, successivamente, sono intervenuta a pennello con colori acrilici. Sono foglie di piante da frutto, di vite, fico, nespolo, kiwi, melo, pero, gelso o ornamentali, come la passiflora, la vite del Canada, le ortensie, glicini, magnolia, edera, felci ed altre. Sono state oggetto di studi compositivi e cromatici non col fine di presentare la realtà fedelmente, ma per essere portavoci di contenuti e valori del mio tempo, attingendo concretamente alla realtà stessa, usandole quali matrici. In molte di questi lavori, compaiono reti, di colore contrastante le foglie stesse, ottenute stampandole in successivi e più passaggi a torchio. Reti simbolo, che imprigionano le foglie, reti sinonimo di sofferenza, quella che l’uomo infligge alla natura.

Arte e vita: da anni li penso affiancati, come due traversine dei binari del treno. Perciò indago l’impronta, come proiezione effettiva dell’esistenza, che è multiforme. Così, anche l’impronta delle foglie partecipa al mio racconto.

Molte delle foglie stampate appartenevano al giardino della casa natale di mia mamma, da poco mancata. La foglia del suo giardino, diventata matrice calcografica, mi ha restituito diverse immagini di sé per mezzo del colore. E nel suo viaggio, dalla matrice al foglio, il colore si è mescolato spontaneamente - come la Vita fa per l’Uomo - generando una varietà di toni cromatici e stampe tutte diverse, autentiche e uniche, come unico e autentico resta l’uomo.

Le foglie dei fiori e degli alberi da frutto, seminati e piantati da mamma Livia nel corso della sua lunga vita, passando sotto i rulli pressori del torchio calcografico, hanno lasciato sulla carta la loro impronta, con evidenti tracce di linfa, sinonimo, segno concreto e vero, del nutrimento vitale che la mamma ha lasciato in me e nei miei figli.

 
 

A SARA

Livia Sigorini - 1989

Sara, sinuosa brezza d'un lieto mattino

che inondò il mio cuore.

Ora, soffio di vento che spira tra le fronde,

granello di sabbia che si disperde fra le dune,

o goccia d'acqua nella marea dell'onda

che si infrange sulla scogliera,

ma fiore di vita se saprai amare.

Mostra Contexto

Mostra Il viaggio di Solimano

Vite e Oleandro

2010, foglie e rete stampate a monoprint, carta Graphia, 30 x 40 cm

 

Foglie

2008, foglie stampate a monoprint e acrilico, carta Graphia, 50 x 70 cm

Foglie

2008, foglie stampate a monoprint e acrilico, carta Graphia, 50 x 70 cm

 

Foglia di nocciolo

2010, foglie e rete stampate a monoprint, carta Graphia, 30 x 40 cm

 

Sospesa è la notte

2018, stampa calcografica su carta velina bianca, cm 20x30

 
 

2010, foglie e rete stampate a monoprint, carta Graphia, 41 x 30,3 cm

2010, foglie stampate a monoprint, carta Graphia, 40,5 x 30 cm

 

Senza titolo

2018, monoprint , cm 20x30

 

Gli spiriti liberi

Gli spiriti liberi

non vengono travolti dal gioco dei rumori

Si divertono agli incastri

usando gli stessi gettoni

le stesse macchine le stesse parole

Ma in essi permane l’eco della raganella

e il suo canto nella risaia

che ha colore di luna.

Vittoria Palazzo

Camicia ospedaliera - 2002, bronzo, 37 x 34 cm

Trame - 2002, bronzo, 40 x 34 cm

La mia curiosità è infinita, sono incline a rovistare quell’universo di fantasia e poesia che affonda le radici nella memoria, mia e di tutti, e credo nella trasmissione della conoscenza, da generazione a generazione. Il mio fare si esplicita attraverso il confronto tra le molteplicità dei linguaggi, delle poetiche e delle tecniche espressive, dalla pittura alla scultura, dalle installazioni ai libri d’artista, fino alla grafica, impiegando i materiali e i supporti più diversi. Il pensiero e l’opera di Tadeusz Kantor hanno assunto per me un particolare significato: l’ho scoperto nel brano Le impronte incise, tratto da Stille Nacht. “Vi ho trovato – scrivevo negli anni 95-98 - la spiegazione più esaustiva al mio fare: siamo una società che perde la memoria, per cui reputo, stimo, valuto di delegare al fatto creativo dell’arte il recupero di immagine storica e tradizione, patrimonio prezioso da non disperdere. E di farlo utilizzando il linguaggio artistico ogni volta più consono, privilegiando soprattutto affetti e oggetti - anche indumenti o trame di tessuti - che sanno imprigionare l’esistenza passata di chi li ha posseduti e vissuti. Di farlo con determinata urgenza, per la volontà di rimettere al centro la vita. Dapprima la mia.” Ecco allora che la mia ricerca mi pare divenire una riorganizzazione archeologica e antropologica fatta con reperti reali da cui trarre a volte incisioni, stampe monoprint e monotipo, altre sculture in bronzo o resina e installazioni. Possiedono l’intento di salvaguardare vissuti, costumi passati, memorie e tutte le infinite storie che ancora questi oggetti possono suggerirmi.

> Opere

 

Il velo - 2019, pizzo e resina, 130 x 50 cm

Arianna - 2012, ceramolle stampata a monoprint, 70 x 50 cm, ed. 9

Marta - coprifasce, 2019, resina e tessuto, 31 x 34 x 14 cm

Ilaria - coprifasce, 2019, resina e tessuto, 29 x 45 x 22 cm

 

E là sotto non fai nulla?

2013 - foto digitale, stampa a secco, stampa xilografica con matrici in plexiglass, 26 x 18,5 cm (libro stampato su un unico foglio di bobina 25,4 x 1.272 cm)

Filastrocca della tradizione popolare italiana

Lo specchio, 2019, gum print ritoccata, stampa e matrice, 30 x 40 cm

 
 

Ciao papà

I ragazzi ci arrivano in misure, pesi e colori assortiti. Li troviamo dappertutto; sulla cima di, sotto a, dentro il, mentre si arrampicano su, dondolando da, corrono per o saltano sopra. Le mamme li adorano, le bambine li odiano, le sorelle e i fratelli maggiori li tollerano, gli adulti li ignorano e il Cielo li protegge. 

Un ragazzo è la verità con la faccia sporca, la saggezza con i capelli arruffati, la Speranza dell'avvenire con un ranocchio in tasca. Il ragazzo ha l'appetito di un cavallo, la digestione d'un ingoiatore di spade, l'energia d'una bomba atomica tascabile, la curiosità d'un gatto, i polmoni di un dittatore, la fantasia di un Giulio Verne, la timidezza della violetta, l'insidia d'una trappola d'acciaio, l'entusiasmo d'un razzo e, quando si mette a fabbricare qualcosa, ha cinque pollici per mano.

Gli piacciono i gelati, i temperini, le lime, il Natale, i giornali a fumetti, il ragazzo che abita di fronte, i boschi, l'acqua (nel suo ambiente naturale), i grossi animali, il babbo, i treni, la domenica mattina e i carri dei pompieri. Non vede di buon occhio il catechismo, le visite, la scuola, i libri senza illustrazioni, le lezioni di piano, le cravatte, il barbiere, le bambine, i soprabiti, le persone grandi o il momento di coricarsi. Nessun altro s'alza così presto o arriva a cena così tardi. Nessun altro riesce a ficcare in una sola tasca un temperino arruginito, una mela rosicchiata, uno spago, un sacchetto di tabacco vuoto, due caramelle, dieci lire, una fionda, un pezzetto di una ignota sostanza e una raccolta di figurine dei giocatori di calcio. 

Un ragazzo è una creatura magica: potete chiuderlo fuori dal vostro studio, ma non dal cuore. Potete scacciarlo dalla vostra stanza ma non dalla mente. Tanto vale che vi rinunciate. È il vostro carceriere, il vostro superiore, il vostro padrone, un terremoto in miniatura dalla faccia lentigginosa. Ma, quando tornate a casa la sera recando con voi solo i brandelli delle vostre speranze e dei vostri sogni, lui può rimetterli a nuovo con due magnifiche parole: "Ciao, papà". 

Alan Beck, 1949

Questo testo, letto in tempi diversi, ha contribuito  a farmi capire i perché di certe mie scelte. A quindici anni per caso lessi questa pagina: era un foglio in formato A4 piegato in otto parti, rimasto sul tavolo dove mio padre aveva svuotato il portafoglio per riordinarlo. Incuriosita da quel foglio piegato e ripiegato più volte, lo presi e lo aprii, lentamente per non rovinarlo, piega dopo piega, mentre il papà mi osservava silenzioso. Lo lessi d’un fiato e gli chiesi perché conservasse proprio lì, nel portafoglio un foglio grande così tante volte ripiegato. Laconica la risposta “Lo capirai più avanti, da grande” poi null’altro. 

È mancato quando avevo trent'anni e tre figli. Non ricordo più la sua voce.  Molti anni dopo aiutando la mamma ormai anziana, a sistemare un armadio, trovai un abito del papa: in tasca c’era ancora il suo portafoglio. Ancora con quella pagina, sgualcita e ingiallita. L’eredità.

Sara Montani. Le regole del gioco, edizioni Esseblu, 2015

"Ciao, papà"

Cartella d’arte dal titolo “Ciao papà “ composta da una stampa originale di Sara Montani su carta Graphia incisa su lastra di rame 18,2 x 12,8 cm con le tecniche della controstampa, acquaforte e acquatinta. Il foglio è accompagnato da un testo di Alan Beck stampato in Monotype da Rodolfo Campi della Tipografia Campi.

La matrice originale è stata eseguita da una bambina di nome Alice. Una copia è stata elaborata da Sara Montani per realizzarne una matrice in controstampa. I fogli stampati sono inseriti in una Opera pubblicata nel Repertorio degli incisori italiani, Comune di Bagnacavallo, Volume V, 2004-2007, EDIT Faenza, 2008, pag. 89