Epoche Trasparenti: la memoria impressa nel metacrilato

La memoria impressa nelle Epoche Trasparenti si rivela attraverso il metacrilato e la sua capacità di trattenere tracce

L'utilizzo del metacrilato (Plexiglas) nella mia ricerca non è una scelta estetica, ma un imperativo etico. Questi lavori, che ho raccolto sotto il nome di "Epoche Trasparenti", nascono dalla necessità di opporre resistenza alla dissipazione del visibile e alla dimenticanza della materia.

La lastra acrilica, per sua natura, non è un supporto neutro: agisce come una capsula del tempo, un medium che non nasconde, ma trattiene. Il mio gesto non è quello di creare, ma di archiviare l'assenza.

Come nascono? Le opere sono il risultato di una dialettica tra l'effimero e l'eterno. Elementi tessili, ritagli, oggetti poveri o reliquie di vestiario d’epoca - materiali che recano su di sé la traccia del vissuto e della storia - vengono sottoposti a un processo di impressione.

L'azione si concentra sul catturare l'ombra, l'impronta e la pressione lasciate da questi corpi. L'inchiostro registra il segno sulla superficie del metacrilato. Ciò che resta è l’immagine cristallizzata dell'oggetto, una traccia che la trasparenza rende infinitamente esplicita.

Perché nascono? I metacrilati sono i miei "Reliquiari".

  1. La trasparenza costringe l'opera a misurarsi con lo spazio circostante. La luce attraversa la lastra, proiettando a terra o sul muro l'ombra dell'impronta. In questo gioco, l'ombra non è una mancanza, ma una presenza attiva che coinvolge l'architettura e lo spettatore.

  2. La Memoria Cristallizzata: L'atto di fissare un tessuto d’epoca (ad esempio, anni '40 o '50) o un oggetto dimesso nella rigidità del polimero è una dichiarazione: il frammento è sottratto al consumo e alla dissolvenza. Diventa una testimonianza, un monumento fragile alla memoria collettiva e personale.

  3. L'impronta, pur essendo un segno individuale, si apre al dialogo con l'altro - sia l'oggetto d'archivio che lo sguardo esterno. Queste lastre non sono opere chiuse, ma superfici sensibili su cui chi osserva può proiettare la propria esperienza, leggendo quei segni che il tempo ha reso trasparenti.

I metacrilati, dunque, sono il mio modo per rendere visibile e dicibile ciò che si sottrae alla visibilità, trasformando la materia sintetica in uno specchio sul tempo e sull'etica del recupero.