Il viaggio tra forme, tracce colorate, incisione e colori, un percorso creativo senza fine con le mie opere d’arte
Raccontare un cammino è sempre stato per me un desiderio profondo, una necessità che nasce dall’urgenza di lasciare traccia della vita vissuta. Ogni gesto, ogni scelta creativa, ogni opera d’arte è un piccolo frammento di memoria che desidero condividere con i miei figli, i miei nipoti e con chi si avvicina alle mie opere. Non è solo un lavoro, è un viaggio costante, un percorso senza approdo, dove la ricerca del senso e dell’infinito si intreccia con il piacere della scoperta.
Negli ultimi anni ho deciso di fermarmi ad osservare con attenzione il mio percorso e di esprimerlo attraverso linguaggi diversi che si alternano e si completano. Le mie opere nascono spesso da un incontro tra materiali, tecniche e impulsi emotivi, dove calcografia, monoprint e strutture si mescolano per dare forma a ciò che non sempre ha parole. Questo bisogno di sperimentare mi accompagna da sempre: cercare, provare, trovare… spesso senza sapere esattamente cosa sto cercando. È un percorso che mi porta a confrontarmi con me stessa e con il mondo, a costruire relazioni profonde con la materia e con l’idea stessa di arte contemporanea.
Giardini immaginari 2010
Uno dei progetti più significativi del mio percorso riguarda le Vestali, dove ho riflettuto sul ruolo della donna e sulla sensibilità femminile attraverso la sottoveste, un indumento intimo carico di storia e di significati. “C’è e non si vede”, la sottoveste diventa la motivazione e la spiegazione diretta del mio operare: rendere visibile e dicibile quel che si sottrae alla visibilità e alla dicibilità. La raccolta di sottovesti provenienti dagli anni ’50-’70 mi ha permesso di collegare passato e presente, memoria personale e memoria collettiva. Ogni tessuto, ogni pizzo, ogni rifinitura racconta una la Storia e diventa veicolo di emozioni e ricordi. La sottoveste, pur nascosta e proprio per questo, ha un fascino unico: simbolo di femminilità, delicatezza e protezione, ma anche di seduzione e suggestione estetica.
I miei lavori nascono spesso da questa tensione tra visibile e invisibile. Nella realizzazione delle sculture in resina, delle matrici per le incisioni quasi sempre in monoprint, scelgo materiali diversi, rame, zinco, ottone, carone, forex, sperimento con le tecniche della cera molle, dell’acquaforte, con colle materiche e texture di vario tipo, con morsure e stampe, sempre con il torchio a stella. Ogni fase del processo è una scoperta: il metallo corroso dall’acido, le tonalità che emergono, le impronte lasciate dal pizzo, tutto diventa parte integrante della narrazione artistica. Lavoro con frenesia, non c’è più distanza tra il fare e l’esistere: si crea perché si esiste e si esiste facendo.
Ho imparato che la materia stessa guida il mio percorso. Non c’è controllo totale, ma ascolto e apertura alle sorprese. Le matrici, le lastre in rame e cartone, diventano protagoniste: spesso ciò che nasce come strumento tecnico si trasforma in opera d’arte completa, perché la bellezza si manifesta nel processo, nell’attenzione ai dettagli e nella disponibilità di lasciare che il caso intervenga. Questo approccio, che Cecilia Carrara definisce “l’ascolto della forma”, è alla base del mio lavoro: la materia guida il gesto creativo, e ogni scoperta è un invito a meravigliarsi e a proseguire nel viaggio.
Camicia ospedaliera 2002
La collaborazione con altri artisti e poeti ha arricchito ulteriormente la mia esperienza. Progetti come la reinterpretazione delle stazioni della Via Crucis della poesia “Il chiodo fisso” di Guido Oldani hanno reso evidente quanto il confronto e il dialogo siano essenziali per ampliare le possibilità creative. In queste esperienze, ogni opera diventa parte di un mosaico più ampio, dove le singole interpretazioni si incontrano e dialogano, generando nuove prospettive e nuovi significati.
Il tessuto, come medium, è per me fonte inesauribile di narrazione. Ogni capo, ogni oggetto conservato, diventa occasione per evocare storie, ricordi e sensazioni: gli oggetti possiedono una memoria, trasmettono il vissuto, emozioni e suggeriscono nuove strade creative. La mia arte non è mai fine a se stessa; è dialogo con il passato e con la collettività. Attraverso le mie opere, desidero stimolare riflessioni, e consapevolezza, muovere sensibilità e incoraggiare l’osservatore a confrontarsi con il proprio mondo interiore.
Guardando al futuro, il mio percorso rimane in cammino. Non cerco un punto di arrivo, ma la libertà di esplorare, di trovare l’essenziale nelle mie opere per lasciare una traccia autentica e personale. Ogni progetto diventa un invito a proseguire, a osservare con attenzione e ad accogliere ciò che la materia e il colore suggeriscono. La mia pratica artistica è un continuo viaggio tra forme, segni e tracce colorate, dove il gesto e l’idea si fondono, generando nuovi orizzonti creativi.
Cianotipia 37
Se vuoi scoprire più da vicino il mondo delle mie opere, ti invito a visitare il mio sito, a lasciare un commento o a contattarmi direttamente. Il dialogo con chi osserva, esamina e comprende e il mio lavoro è parte fondamentale del mio percorso, perché l’arte non vive solo nell’atelier: vive nell’incontro, nello scambio, nell’attenzione condivisa verso ciò che è autentico e significativo.
Se il mio racconto ti ha coinvolto, lascia un commento o scrivimi per approfondire il percorso delle mie opere d’arte. Il dialogo con chi ama l’arte è il cuore pulsante del mio lavoro.