Oggi mi racconto: Nella mia ricerca artistica ogni oggetto rivela la propria anima e diventa linguaggio della memoria
Fin dai primi passi nella calcografia, ho coltivato una sensibilità particolare nel catturare l'anima degli oggetti. Il mio non è mai stato solo un esercizio di tecnica, ma il desiderio profondo di infondere vita e memoria nelle mie opere.
Ancora prima, nelle opere materiche dei primi anni Novanta, integravo nella materia dell’opera piccoli oggetti, chiavi, bottoni, conchiglie, cortecce, non come semplici materiali, ma come custodi silenziosi di storie e di affetti. La materia stessa si ispirava alla texture stessa dell’oggetto, al fine di coglierne la vita.
Agli inizi del Duemila, quando la calcografia mi ha maggiormente incuriosito, nelle stampe compariva l’impronta di frammenti di tessuti o di indumenti, o addirittura l’indumento stesso, come il primo reggiseno di mia figlia o la cravatta indossata da mio marito il giorno del matrimonio. Ogni fibra, ogni trama, la sentivo intrisa di vissuto, di emozioni palpabili. Inizialmente le acqueforti e ceramolli, sempre in piccola tiratura, si alternavano con stampe calcografiche a stampa unica. Inizia così l’avventura col monoprint.
Queste opere che attingono alla quotidianità, così cariche di intimità e ricordi personali, appaiono trasfigurati attraverso l’uso della tecnica, rivelando il loro significato più profondo: sono testimoni tangibili di come l'arte sia sempre un ponte tra il visibile e l'invisibile, tra la materia e l'anima.
Tutto ha avuto più certezze, o forse una svolta, in seguito ad un gesto semplice, ma carico di significato. Ho ricevuto in dono da un’amica salernitana il tessuto di un vecchio cuscino ricamato, talmente sdrucito che non aveva più alcuna funzione. L’ho guardato, osservato e toccato a lungo. Da subito l’ho avvertito non come un tessuto qualsiasi, un avanzo di cui disfarsi, ma un custode di storie segrete, che narravano di mani e di preziosi ricami che rischiavano di andare perduti.
Quel cuscino è diventato la scintilla che ha aperto una nuova via nella mia ricerca.
Era il periodo in cui ho iniziato a esplorare il potenziale della calcografia non solo come tecnica, ma come strumento che sapeva dare nuova vita a ciò che è divenuto inutile. Ho abbandonato la precedente ricerca calcografica, quella più tradizionale, di quando dopo aver inciso il metallo proseguivo con la stampa di una piccola tiratura, ora, con il cuscino, la stampa calcografica non voleva più essere un multiplo, doveva diventare una stampa unica.
Vedevo il torchio come uno strumento nuovo, dalle sorprese inaspettate, che contribuiva a individuare una nuova modalità di stampa nella quale integrare ricami, trame, stoffe, reti e altro ancora, ampliando così il mio linguaggio nell’incisione. È stato un vero e proprio insegnamento creativo, un “dono” ha aperto la porta a possibilità inesplorate.
Aggiungere ai metalli il tessuto è stato un curioso stimolo a pensare fuori dagli schemi, a prendere in considerazione il potenziale espressivo di tanti materiali dalle diverse texture ed a considerare le regole tecniche non come definite, o addirittura un limite, ma come quell'opportunità che modificata, mi consente di espandere la ricerca.
L’interesse per le cose si è moltiplicato, le cercavo! Altri doni significativi hanno creato narrazioni che sanno parlare ancora.
Da quel momento, il dialogo con gli oggetti non si è più interrotto. Questi materiali, densi di memoria e vissuto, sono diventati il punto di partenza per le mie storie.
Ho continuato la ricerca sui tessuti, gli avanzi e ritagli di tutto: sono una vera e propria fonte di materie prime, ricche di storia e bellezza. Le ho accolte e ascoltate. Ho lavorato utilizzando le resine, la calcografia, mescolando tecniche, ma cercando di esaltare sempre la matericità. L’intento costante è stato quello di conferire loro una nuova identità artistica, mantenendo sempre viva l’eco originale.
La oramai prossima esposizione non sarà solo il risultato di singole opere in mostra, ma la manifestazione tangibile di una collaborazione tra stimoli del reale uniti al desiderio di sperimentare sempre il nuovo. C'è uno stretto lavoro 'fatto insieme', una intensa comunicazione emotiva tra me, gli oggetti il loro vissuto, che permette alle mani di dialogare, di ispirarsi nella scoperta di forme espressive che rimandano ad un profondo legame alla vita.
La mostra che presto sarà inaugurata è una testimonianza di come la sintonia umana con il tutto possa arricchire e plasmare anche la creazione artistica.
Se desideri approfondire il mio percorso o conoscere le opere che saranno presto esposte, scrivimi o lasciami un commento.