Creazioni Ebru e nuove opere: monoprint e tracce colorate

Creazioni Ebru l’antica tecnica di pittura sull’acqua e nuove opere: monoprint espressioni di segni e tracce colorate

Sono sempre stata attratta dall’incontro tra tecniche tradizionali e ricerca contemporanea. In questo articolo desidero raccontarvi due percorsi che hanno segnato profondamente la mia ricerca: da una parte la tecnica Ebru, nota come l’antica arte della pittura sull’acqua, dall’altra il linguaggio della stampa d’arte, con le sue infinite varianti e possibilità sperimentali.

Le mie nuove opere d’arte rappresentano una sintesi di memoria e innovazione, tra segni sospesi, tracce colorate e l’imprevedibilità della materia. Ogni opera nasce da un equilibrio delicato: il controllo del gesto si intreccia con il caso, la tradizione con la sperimentazione, l’artigianalità con la libertà espressiva.

La magia dell’Ebru: dipingere sull’acqua

L’Ebru è una delle tecniche più affascinanti e antiche al mondo. Le sue radici risalgono a oltre tremila anni fa, tra India, Iran e l’antica Bukhara. Da lì si diffuse lungo la Via della Seta, arrivando in Anatolia, dove trovò una sua identità e si consolidò come pratica artistica di grande raffinatezza.

La parola Ebru significa “nuvoloso” o “nuvola d’acqua”, e descrive alla perfezione l’effetto che si ottiene: forme liquide, morbide e fluttuanti, simili a cieli attraversati da vapori, che nascono direttamente sulla superficie dell’acqua.

Questa tecnica era considerata preziosa e veniva utilizzata per decorare libri antichi, manoscritti sacri, documenti ufficiali e carte diplomatiche. Il suo carattere regale e ornamentale la rese un’arte riservata a pochi, tramandata da maestri a discepoli attraverso insegnamenti rigorosi.

Il processo creativo

Dipingere con l’Ebru significa immergersi in un mondo di pazienza e attenzione. Il procedimento è complesso e richiede materiali specifici:

Una vasca d’acqua addensata con sostanze naturali come la gomma adragante o altri elementi che ne aumentano la densità.

Pigmenti minerali o vegetali, preparati e miscelati con una sostanza tensioattiva (tradizionalmente bile bovina ma funzionano anche la trementina e l’acquaragia) che permette ai colori di galleggiare e di espandersi.

Pennelli sottili o bacchette per depositare le gocce di colore e modellarle sulla superficie.

Una volta che i colori si posano sull’acqua, iniziano a fluttuare creando forme sempre diverse: vortici, onde, venature che ricordano i marmi naturali. L’artista può intervenire con aghi o pettini, guidando i movimenti del colore, ma senza mai poterli controllare del tutto.

Quando il disegno è pronto, viene delicatamente appoggiato un foglio sulla superficie: in quell’istante, l’immagine si trasferisce, catturando per sempre ciò che l’acqua ha generato.

Un’arte di meditazione

L’Ebru non è solo tecnica: è anche un’arte meditativa. Ogni gesto richiede calma, concentrazione e ascolto. L’acqua non si lascia dominare, ma accompagna e sorprende.

Chi pratica l’Ebru entra in un dialogo intimo con la materia: i colori che si aprono, si intrecciano, si respingono. Non c’è mai una ripetizione identica, ogni immagine è irripetibile, un frammento unico di tempo e di energia.

Per me, lavorare con l’Ebru significa abbandonarmi al flusso, accettare l’imprevisto e trasformarlo in linguaggio. Le mie opere d’arte nate con questa tecnica custodiscono il respiro dell’acqua, il ritmo del gesto e la delicatezza del caso.

La stampa d’arte: tra tradizione e sperimentazione

Un linguaggio antico e contemporaneo, parallelamente all’Ebru, la mia ricerca si è nutrita delle tecniche della stampa d’arte, in particolare della calcografia. La stampa è un linguaggio che attraversa i secoli: dalle incisioni su legno del Medioevo alle acqueforti rinascimentali, dalle sperimentazioni ottocentesche agli artisti contemporanei che ancora oggi ne rinnovano i confini.

Entrare in una stamperia significa entrare in un luogo di alchimie: l’odore dell’inchiostro, il rumore del torchio, la sensazione di toccare lastre di metallo segnate dal gesto incisorio. Ogni elemento concorre a creare un ambiente unico, dove il tempo rallenta e l’attenzione si concentra sul processo.

Strumenti e materiali

La stampa calcografica si basa su matrici realizzate in materiali diversi:

Rame: perfetto per le incisioni sottili e dettagliate.

Zinco: più morbido, permette segni rapidi e profondi.

Legno: usato per xilografie, restituisce segni più diretti e materici.

Plexiglas o materiali plastici: introdotti in epoca contemporanea, consentono nuove sperimentazioni.

Su queste matrici l’artista incide, graffia, lavora con punte o acidi. Una volta preparata, la matrice viene inchiostrata, pulita e infine passata sotto il torchio insieme alla carta. La pressione trasferisce il disegno, imprimendo non solo l’inchiostro ma anche la traccia fisica del segno.

L’imprevedibile bellezza della stampa

A differenza della riproduzione meccanica, la stampa d’arte è sempre diversa. Ogni passaggio sotto il torchio restituisce variazioni: una pressione più forte o più lieve, una diversa quantità di inchiostro, una carta che assorbe più o meno colore.

Queste differenze rendono ogni foglio unico, anche quando fa parte di una tiratura. L’imperfezione diventa linguaggio, la variazione diventa parte integrante dell’opera.

Nella mia pratica, considero la stampa non solo come tecnica ma come spazio di libertà: mi permette di sperimentare, di sovrapporre matrici, di giocare con segni e texture. Le mie opere d’arte nate dalla stampa raccontano questo dialogo costante tra progetto e imprevisto.

Monoprint e sperimentazioni

All’interno della stampa esiste anche il mondo dei monoprint: opere realizzate in un unico esemplare, dove la matrice non serve a produrre copie multiple ma diventa base per una creazione irripetibile.

In queste sperimentazioni, ogni foglio è un originale, un gesto fissato una sola volta. Amo lavorare con i monoprint perché mi permettono di combinare il rigore della stampa con la spontaneità del segno diretto, creando immagini che vivono tra struttura e libertà.

Arte come dialogo ed esperienza condivisa.

Per me, che si tratti di Ebru o di stampa calcografica, l’arte è sempre un dialogo. Non esiste solo la tecnica, ma l’incontro tra materia, gesto e osservatore.

Le mie opere d’arte vogliono aprire spazi di riflessione, invitando chi le guarda a lasciarsi guidare dal colore, dalla forma, dal segno. In ogni opera c’è un frammento di tempo, un respiro trattenuto, un pensiero che ha preso corpo.

Ogni artista costruisce un linguaggio personale, fatto di tecniche, esperimenti e intuizioni. Io sto scrivendo un nuovo capitolo del mio percorso creativo, e mi piacerebbe condividerlo con collezionisti, appassionati e chiunque desideri lasciarsi attraversare dall’energia dell’acqua e dalla forza del segno inciso.

Vi invito a lasciarmi un vostro pensiero:

Cosa vi trasmette la pittura sull’acqua dell’Ebru?

Vi affascina l’idea che un’opera nasca da un equilibrio così delicato tra caso e controllo?

Avete mai osservato da vicino una stampa d’arte, con le sue tracce di materia e la sua unicità?

Per me l’arte è un modo per creare connessioni. Potete contattarmi direttamente per approfondire il mio lavoro, conoscere le mie opere d’arte o avviare un dialogo personale.