Dal 5 al 7 settembre natura e memoria nell’arte con Vite è vita, segni che raccontano trasformazioni e radici collettive
Dal 5 al 7 settembre 2025 prenderò parte a un evento che considero profondamente significativo: Artist Residency: Corte Dei Salentini, un progetto che nasce in dialogo con la storica Festa te lu Mieru a Carpignano Salentino. In questa cornice, il mio lavoro trova spazio accanto alle ricerche di altri artisti, in un intreccio di linguaggi e di storie.
Esporrò la serie “Vite è vita”, una raccolta di opere d’arte realizzate con le tecniche dell’acquaforte e monoprint, che raccontano la resilienza e la metamorfosi della natura, trasformando foglie e rami in tracce colorate, segni che custodiscono memoria, forza vitale e possibilità di rinascita.
Il vino, simbolo della Festa te lu Mieru, diventa metafora centrale: non solo sostanza da celebrare, ma linguaggio universale che parla di vita, trasformazione e comunità.
La Festa te lu Mieru: tradizione e comunità
Partecipare a un evento che si inserisce nella Festa te lu Mieru significa legarsi a una tradizione che affonda le radici negli anni ’70. Una festa nata come gesto popolare, dal desiderio di condividere vino, pane e musica, che negli anni si è trasformata in patrimonio culturale e identitario del Salento.
La musica, i canti popolari, la gastronomia e i riti collettivi fanno da cornice a un evento che celebra la convivialità, trasformando Carpignano Salentino in un palcoscenico di memoria viva.
In questo contesto, l’arte non resta isolata, ma diventa parte del rito, dialoga con il vino e con la comunità, creando una dimensione nuova in cui le creazioni artistiche trovano casa.
Vite è vita: un sillogismo naturale
Con la serie “Vite è vita” ho voluto restituire attraverso l’acquaforte e il monoprint la vitalità inesauribile delle forme botaniche. Ogni foglia, ogni ramo, diventa matrice e segno, generando tracce colorate che non sono semplici impronte, ma testimoni di un ciclo eterno.
La vite, simbolo universale di fertilità e di legame tra uomo e natura, diventa nel mio lavoro metafora esistenziale. Nulla si distrugge, tutto si trasforma: ciò che vediamo sulla carta è il riflesso del ciclo biologico e spirituale che ci lega alla terra.
Le mie opere d’arte si collocano quindi in una riflessione più ampia: come possiamo, attraverso l’arte, rendere visibile la resilienza, la continuità e la trasformazione che la natura ci insegna?
Tracce colorate e segni vitali
Il gesto artistico non è mai neutro. Ogni segno che incido, ogni matrice che utilizzo, porta con sé una stratificazione di senso. Nel monoprint su carta graphia il colore diventa vita stessa: è fluido, irripetibile, capace di raccontare metamorfosi infinite.
Queste tracce colorate diventano così parte integrante del mio linguaggio, segni che parlano della memoria del paesaggio, della ritualità del vino, ma anche della fragilità e della forza che ogni essere vivente custodisce.
Dialogo con il territorio
Partecipare a un progetto come Corte Dei Salentini significa inserirsi in un dialogo vivo con il territorio. Gli spazi che accolgono le opere – il Frantoio Ipogeo e Palazzo Orlandi – non sono semplici contenitori, ma luoghi che respirano memoria, architettura, storie di comunità.
Esponendo in questi luoghi, le mie creazioni artistiche entrano in relazione con i segni del passato, con le pietre, con la ritualità agricola, con le voci della comunità. È un dialogo che va oltre l’arte, perché diventa incontro, partecipazione, scambio.
Giuseppe Q. Lupoli – Percorsi Oltre il Valico
La ricerca fotografica di Giuseppe Q. Lupoli affonda le radici nel paesaggio come luogo di memoria e mito. Con la serie Percorsi Oltre il Valico esplora i segni profondi della Puglia, evocando le origini antiche di Sturninum e Cisternino. Le sue immagini analogiche non ritraggono semplicemente luoghi, ma narrano passaggi, sedimentazioni e leggende, restituendo un tempo sospeso dove l’Uomo universale diventa viaggiatore collettivo, plasmato da storia e natura.
Matilde Piacentini – Storie di spiriti
Con un linguaggio ironico e intimo, Matilde Piacentini porta in scena figure femminili attraverso il collage analogico. Nella serie Storie di spiriti, l’alcol diventa lente simbolica con cui indagare fragilità e libertà umane. I suoi collage, dall’estetica vintage, recuperano icone del cinema e della pubblicità anni ’50 e ’60 per dar vita a una narrazione attuale, che riflette sul desiderio di autenticità e sulla possibilità di reinventarsi oltre le convenzioni sociali.
Arte come esperienza condivisa
Per me, l’arte non è mai un processo isolato. Esporre significa condividere, lasciare che le mie opere d’arte entrino in contatto con chi osserva, offrendo spazi di riflessione, emozione e connessione.
Alla Festa te lu Mieru, questo incontro assume un significato ancora più intenso: l’arte non è confinata a una galleria, ma vive nella piazza, tra le persone, nei momenti di festa. È un’arte che diventa parte di un rito collettivo, che respira con la comunità.
L’esperienza di Artist Residency: Corte Dei Salentini rappresenta per me un momento di apertura e di dialogo, un’occasione per intrecciare memoria, natura e comunità attraverso le mie creazioni artistiche.
Invito collezionisti, appassionati e investitori d’arte a scoprire la mia serie Vite è vita, a lasciarsi guidare dai segni, dalle tracce colorate, dai gesti che raccontano la vita stessa.
Se desideri condividere un pensiero o entrare in contatto con me, sarò felice di leggere i tuoi commenti o rispondere alle tue domande.